Istituto Nazionale Tributaristi

Figli miei precari immaginari

di

Giuliano Cazzola
 

(Guerrini e Associati Editori)
 

I GIOVANI? AFFETTI DA SINDROME DA PETER PAN. STANNO A CASA PUR DI NON LAVORARE IN FABBRICA. COLPA DELLE FAMIGLIE E DI UN SISTEMA EDUCATIVO DA RIFORMARE.

Di certo abbiamo il tasso di disoccupazione giovanile tra i più alti di Europa, ma anche il più alto tasso di posti vacanti. E allora il lavoro c’è o non c’è? E i giovani non saranno per caso innamorati di un lavoro intellettuale che non esiste più e non accettano di sporcarsi le mani nella tradizione manifatturiera italiana? Il relatore del decreto sul lavoro affronta i nodi di quella che definisce una riforma mancata del mondo del lavoro.
Roma 6.9.12 – “Mia madre è un’operaia e mi ha detto che non consentirà mai che io faccia una vita come la sua”. È in questa frase di una giovane precaria di Anzola Emilia che si racchiude il senso di Figli miei precari immaginari saggio scritto da Giuliano Cazzola, parlamentare del PDL e relatore del discusso disegno di legge sulla riforma di lavoro, edito da Guerini e Associati e in uscita nelle librerie il 6 settembre. Una politica educativa che in un paese manifatturiero ha puntato sulla formazione a professioni intellettuali, famiglie che spingono i figli a non accettare lavori che si ritengono al di sotto delle aspettative, mentre i posti di lavoro vengono occupati dagli stranieri. Una diagnosi lucida e politicamente scorretta quella di Cazzola, che cerca di superare la mistica del precariato “

il «pensiero unico»: i giovani sono precari. La verità rivelata che non ammette opinioni contrarie o repliche”.

In un paese in cui il tasso di attività per i laureati dai 25 ai 29 anni è sceso negli ultimi otto anni dall’81% al 68%, contro l’89,1% della media UE, e in cui nel lavoro manuale è in atto un vero e proprio «effetto sostitutivo» di lavoratori stranieri (sempre più necessari) rispetto a quelli italiani, è necessario un cambiamento radicale.

E allora che fare? “

Occorre impegnarsi in una battaglia culturale, anche all’interno delle famiglie che favoriscono con il loro comportamento la naturale propensione dei giovani a non impegnarsi nel lavoro fino a quando non si apre, per loro, la prospettiva professionale a cui ambiscono”. Questa la tesi di Cazzola, che aggiunge

“Occorre convincersi che tutti i lavori sono decenti e che, aver acquisito un know how scolastico e culturale, è comunque un vantaggio anche per svolgere mansioni di carattere manuale.”

Giuliano Cazzola, Figli miei precari immaginari, 204 pagine, Euro 17,50