Istituto Nazionale Tributaristi

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Comunicato

Un rinnovato interesse della politica ai problemi del lavoro autonomo professionale. La cessione pro-soluto dei crediti dei professionisti.

Roma
  14-03-2016

Il Presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi (INT) Riccardo Alemanno anche nella veste di Vice Presidente vicario di Confassociazioni, su invito dell’On. Azzurra Cancelleri della Commissione Attività produttive, ha incontrato nelle scorse settimane, presso i Gruppi parlamentari in Roma, una delegazione del Movimento 5 Stelle. Nell’incontro si sono affrontate varie tematiche relative al lavoro autonomo professionale, in particolare l’iniziativa con la quale i parlamentari vogliono dare la possibilità, anche ai professionisti di accedere all’istituto della cessione pro-soluto dei propri crediti, possibilità che oggi hanno solo le imprese. Alemanno si è dichiarato ovviamente favorevole ed ha evidenziato alcuni aspetti di carattere fiscale che andrebbero chiariti per rendere operativa al meglio la futura modifica normativa.

In data 4 marzo gli On.li Dino Alberti e Azzurra Cancelleri, in qualità di primi firmatari, hanno depositato una risoluzione, in Commissione Finanze della Camera dei Deputati, che impegna il Governo ad estendere al lavoro autonomo professionale la possibilità di cedere pro-soluto i propri crediti a banche e intermediari finanziari. Ecco uno stralcio del comunicato dei proponenti: «La crisi e il credit crunch hanno messo in ginocchio i professionisti, che devono anche vedersela con i ritardi nei pagamenti da parte dei committenti, sia privati che pubblici. Ecco perché abbiamo presentato la risoluzione. Il reddito medio dei professionisti è crollato di oltre il 18% dal 2007. Questo segmento lavorativo è ormai ridotto a serbatoio involontario di raccolta di risorse destinate, a intermittenza e senza garanzia di stabilità alcuna, al settore industriale o ai servizi . Solo tre professionisti su dieci vengono pagati puntualmente, il 19,5% con un ritardo che va dai tre ai sei mesi e il 16,8% è costretto ad aspettare più di sei mesi. In particolare, se il committente è pubblico, per il 20,7% il ritardo è di oltre sei mesi, mentre il 6,8% dichiara addirittura di non essere mai stato pagato. Tutto ciò è inaccettabile, soprattutto se poi si considera che il 60% degli autonomi dice di non riuscire ad arrivare a fine mese. La cessione dei crediti consentirebbe invece a questi lavoratori, spesso molto giovani, di avere risorse fresche e tempestive per andare avanti». Con la risoluzione, che i promotori sperano di calendarizzare al più presto, si darebbe un’opportunità ai professioni italiani.

«Con questa risoluzione» ha commentato Alemanno «si evidenzia un rinnovato interesse al mondo del lavoro autonomo professionale, dopo la Legge di stabilità che ha dato alcuni segnali in questa direzione, la presentazione dal parte del Governo del Ddl sul lavoro autonomo, ora questo atto da parte di un gruppo parlamentare ne sono la conferma. Saremo sempre pronti a collaborare con chi vuole dare soluzione ai tanti problemi del settore, l’Istituto Nazionale Tributaristi, Confassociazioni e tutte le Associazioni che vi aderiscono, hanno sempre sostenuto il confronto costruttivo con le istituzioni al fine di dare supporto e voce al settore del lavoro autonomo professionale».

IL TESTO DELLA RISOLUZIONE

Atto Camera Risoluzione in Commissione 7-00941 presentato da ALBERTI Ferdinando testo di Venerdì 4 marzo 2016, seduta n. 583
La VI Commissione,

premesso che

la crisi economica che attanaglia l'Italia, oramai ininterrottamente dal 2008, ha mietuto numerose vittime non solo tra le classi sociali più tradizionalmente esposte alle oscillazioni del ciclo economico – i ceti impiegatizi ed operai delle imprese manifatturiere e dei servizi a basso valore aggiunto – ma anche tra quelle che fino a un decennio fa si ritenevano immuni da simili rischi in quanto caratterizzate da elevati indici di professionalità e conoscenza, dal possesso di skill adeguati ad affrontare i cambiamenti in atto su scala globale;
invero è ben noto che lo svolgimento di attività professionali – si tratti o meno di quelle liberali il cui esercizio è condizionato all'iscrizione in albi o elenchi o di quelle «nuove» espressione dei processi di digitalizzazione delle tecniche e dei saperi – non si accompagna, da tempo ormai, al conseguimento di guadagni elevati e a prospettive di crescita stabili;
l'analisi della realtà, rimanda, al contrario, l'immagine di una progressiva desertificazione del lavoro autonomo professionale, sempre più relegato a involontario bacino di raccolta di risorse flessibili destinate a colmare i picchi di domanda della produzione industriale e il primo comparto a pagare il prezzo di chiusure e ristrutturazioni, scontando così la tradizionale e tuttora perdurante assenza di tutele ed ammortizzatori sociali;
la situazione è ben descritta nel quinto rapporto sulla previdenza privata, presentato a Roma dall'Associazione degli enti di previdenza privati (Adepp) che attesta l'emersione della nuova questione sociale anche nel lavoro autonomo ordinistico quando parla di «professionisti sempre più poveri». Il loro reddito medio è «crollato», con una perdita in termini reali del 18,35 per cento tra 2007, prima del deflagrare della crisi, e il 2014, anno per cui è disponibile l'ultimo aggiornamento. Tra il 2005 e il 2014 il valore medio reale del reddito è passato da 34 mila e 551 euro l'anno a 28 mila 960 lordi l'anno;
rapporti come quello dell'Adepp raccontano di una stridente disuguaglianza nella distribuzione dei redditi in rapporto all'età (chi ha tra i 25 e i 30 anni guadagna in media 12.469 euro lordi all'anno. Chi ne ha oltre 50 guadagna 47.524 lordi all'anno), al sesso (ampiamente penalizzate le donne rispetto agli uomini) e alla collocazione geografica (un professionista in Calabria guadagna fino al 65 per cento in meno rispetto a un collega che lavora in Lombardia);
il progressivo impoverimento e degrado del lavoro professionale trova espressione speculare nell'acuirsi delle situazioni di crisi finanziaria sofferte dagli esercenti che riflettono, piuttosto simmetricamente, l'equivalente condizione di credit crunch in cui è avviluppata l'economia reale del nostro Paese;
i dati che emergono dall'indagine «Vita da Professionisti» realizzata dall'associazione «Bruno Trentin» col supporto della Consulta delle professioni della Cgil evidenziano il grande disagio anche esistenziale determinato dal cronico ritardo con cui i committenti sono soliti adempiere agli obblighi di pagamento: nel Nord Italia solo un professionista su tre (il 29,5 per cento) è pagato puntualmente, il 19,5 per cento con un ritardo che va dai 3 ai 6 mesi e il 16,8 per cento è costretto ad aspettare più di sei mesi. In particolare, se il committente è pubblico, per il 20,7 per cento il ritardo è di oltre sei mesi, mentre il 6,8 per cento dichiara di non essere mai stato pagato. Il 60 per cento del campione sostiene di avere difficoltà ad arrivare a fine mese;
le difficoltà a realizzare i crediti professionali aumentano esponenzialmente in caso di cessazione del rapporto ed in tutte le situazioni in cui il committente versa in stato di difficoltà finanziaria, in quanto è prassi erogare prima le retribuzioni ai lavori dipendenti e pagare i servizi suscettibili di distacco per morosità (acqua, energia, canone di locazione, e altro) e solo dopo provvedere alla liquidazione delle parcelle dei lavoratori autonomi;
in un contesto come quello descritto dai rapporti di categoria sarebbe opportuno consentire anche ai professionisti l'accesso a strumenti di credito che permettano di velocizzare l'incasso delle spettanze quali la cessione dei crediti pro-soluto verso banche ed istituti di credito;
la legge 21 febbraio 1991, n. 52, recante la disciplina della cessione dei crediti di impresa, stabilisce – tra le altre condizioni – che la cessione di crediti pecuniari verso corrispettivo è consentita esclusivamente quando il cedente è un imprenditore, con esclusione, pertanto, dei liberi professionisti e lavoratori autonomi in genere,

impegna il Governo

ad assumere iniziative a carattere normativo al fine di estendere a tutti gli esercenti le professioni, a prescindere dall'obbligo di iscrizione in albi, elenchi o registri, la possibilità di effettuare la cessione pro-soluto dei propri crediti pecuniari a banche ed istituti di credito.
(7-00941) «
Alberti, Cancelleri, Rizzo, Silvia Giordano, Mantero, Pesco, Lorefice, Crippa, Ciprini, Caso».